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COVID-19: Impatto sull’industria del caffè crudo

Siamo ad un punto critico nella risposta globale alla pandemia di Coronavirus (COVID-19).
Di seguito, viene fornita una panoramica della situazione dei trasporti marittimi e una
valutazione delle misure e delle restrizioni adottate in UE e in alcuni dei principali paesi
esportatori di caffè come piano di risposta strategica per rallentare la diffusione della
malattia. Ulteriori aggiornamenti su interkom.it.
A causa degli sviluppi imprevedibili delle misure relative al COVID-19 nel breve termine e
della scarsità di risorse ufficiali, decliniamo ogni responsabilità in merito alle informazioni
contenute in questo documento, le quali sono fornite a mero scopo informativo.

Situazione epidemica del COVID-19

Il 31 dicembre 2019 la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (Cina) ha segnalato
all’Organizzazione Mondiale della Sanità un cluster di casi di polmonite ad eziologia ignota
nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei. Il 9 gennaio 2020, le autorità cinesi
hanno riferito di aver identificato un nuovo coronavirus come agente causale della
polmonite. Il nome provvisorio proposto per il virus era Nuovo Coronavirus 2019
(2019-nCoV, ossia 2019 Novel Coronavirus), successivamente modificato in Sindrome
Respiratoria Acuta Grave Coronavirus 2 (SARS-CoV-2, ossia Severe Acute Respiratory
Syndrome Coronavirus 2), e la malattia respiratoria causata dal nuovo coronavirus è stata
chiamata COVID-19 (ossia, Coronavirus Disease 2019).
Ad oggi, la situazione epidemica del COVID-19 è la seguente (Ultimo aggiornamento:
26-mar-2020, 18:00 CET. Fonte: experience.arcgis.com):
● Totale casi confermati: 465.915 (di cui Italia: 74.386)
● Totale decessi confermati: 21,031
● Numero totale di paesi, aree o territori con casi: 199

Porti marittimi e disponibilità di container

I vari governi nazionali hanno implementato norme igieniche restrittive e misure di sicurezza
interpersonali per proteggere la sicurezza e la salute dei lavoratori portuali. I trasporti
marittimi sono operativi, dato l’elevato valore strategico nel garantire un flusso sistematico di
merci in entrata e in uscita, ma la ridotta capacità di funzionamento derivante
dall’applicazione delle restrizioni e limitazioni alla loro attività ne ha compromesso l’efficienza
causando ritardi operativi.

La mancata riapertura degli impianti di produzione dopo il Capodanno Cinese ha creato un
forte deficit delle esportazioni cinesi e un conseguente calo della domanda di container. Pur
continuando le importazioni, difatti i container non venivano scaricati e rimanevano stoccati
nei porti asiatici senza ritornare nella disponibilità delle compagnie di navigazione. Di
conseguenza, un elevato numero di container vuoti si è accumulato in Asia e Nord America,
portando le linee container a cancellare numerose rotte per creare un traffico di equipment
vuoti. Ad oggi, le notizie positive provenienti dalla Cina rendono plausibile un rapido ritorno
alla normalità, coadiuvato dalla strategia di riposizionamento dei vuoti perseguita dalle
compagnie marittime.

Unione europea

Il 17 marzo il Consiglio Europeo ha convenuto di rafforzare le frontiere esterne – all’interno
dello spazio Schengen e tra l’UE e il resto del mondo – applicando per un periodo di 30 giorni
una restrizione temporanea coordinata dei viaggi non essenziali verso l’UE.
Resta garantito il trasporto di merci e servizi, in quanto le misure di controllo mirano a
preservare la continuità dell’attività economica e il funzionamento delle catene di
approvvigionamento.
Tuttavia, le disposizioni locali e le misure specifiche adottate dai singoli governi – come i
blocchi a livello nazionale delle imprese non essenziali e il divieto di spostamento tra città –
hanno un impatto diretto sulla capacità di carico, le tariffe, l’efficienza operativa e i tempi di
consegna.

Misure e restrizioni nei principali paesi esportatori di caffè

Nel 2019/20, la produzione mondiale di caffè è stimata in 168,86 milioni di sacchi (-0,8%
rispetto al 2018/19) e il consumo mondiale di caffè è stimato in 169,34 milioni di sacchi
(+0,7% rispetto al 2018/19 ), dopo un anno di eccezionale crescita dei consumi in Europa e
Nord America: attualmente, le stime indicano un deficit di 0,48 milioni di sacchi.
È plausibile che il COVID-19 possa rappresentare una minaccia per il consumo globale di
caffè, ma potrebbe anche fungere da motore per un potenziale aumento dei prezzi –
specialmente nel mercato spot – a causa delle misure restrittive intraprese dai vari governi
nazionali dei paesi esportatori – quarantena, coprifuoco o serrata delle imprese non
essenziali – che potrebbero rallentare la produzione in quei paesi in cui il settore del caffè
verde non è considerato un’attività essenziale.

Brasile (2.433 casi confermati)

Il Brasile ha chiuso tutte le frontiere terrestri a partire dal 19 marzo. Non ci sono restrizioni
d’ingresso per i visitatori che arrivano in aereo o via mare, ma ciò potrebbe cambiare con un
preavviso minimo.
Riferendosi alle operazioni portuali, il Ministero delle Infrastrutture ha classificato i servizi
logistici essenziali per il Paese. Tutti i principali porti, aeroporti e corridoi terrestri sono aperti
e funzionano normalmente, sotto garanzia del governo di proteggere i lavoratori e garantire
la continuità delle operazioni di carico e dei servizi logistici durante la pandemia.

Non ci sono segnalazioni di congestioni portuali o ritardi nella fornitura di carburanti né nella
consegna di merci, ma è stata segnalata una disponibilità limitata di container marittimi.
Colombia (470 casi segnalati)
Il governo della Colombia ha chiuso tutti i viaggi internazionali in entrata e in uscita dal
Paese e ha limitato i viaggi interni.
L’intera catena di approvvigionamento dei prodotti agricoli rientra nelle eccezioni che
verranno applicate durante la quarantena, compresi la logistica e il trasporto.
Non ci sono notizie di congestioni portuali o ritardi nella fornitura di carburanti né nella
consegna di merci.

America centrale

Molti paesi dell’area hanno annunciato serrate e quarantene che limitano e ritardano
gravemente le operazioni in molti settori economici di attività.
● Il governo dell’Honduras (52 casi segnalati) ha annunciato la chiusura di tutti i confini
e una serrata totale dal 16 fino al 29 marzo, potenzialmente prorogabile. Questo
provvedimento limita fortemente i movimenti di persone poiché contempla l’arresto in
caso di trasgressione senza un motivo legittimo di comprovata necessità, come
un’emergenza medica. L’intera catena di approvvigionamento dei prodotti agricoli ed
alimentari rientra nelle eccezioni, con la riserva di porre in essere le necessarie
misure di biosicurezza.
● In Guatemala (24 casi segnalati) è entrato in vigore un coprifuoco nazionale dalle
16:00 alle 4:00, a partire dal 22 fino al 29 marzo. Durante le ore del coprifuoco, tutti i
civili senza uno specifico permesso rilasciato dalle autorità hanno l’obbligo di
rimanere nelle loro case. Le uniche eccezioni previste sono per il personale militare,
sanitario ed alcuni servizi essenziali.
● Il 21 marzo, il governo di El Salvador (13 casi segnalati) ha avviato un periodo
obbligatorio di quarantena di 30 giorni. Le eccezioni previste includono la comprovata
necessità, i servizi medici e di polizia, la consegna a domicilio di generi alimentari e
le attività bancarie.
● A partire dal 24 marzo, il Costa Rica (201 casi segnalati) ha attuato una limitazione
del traffico veicolare nazionale tra le 22:00 e le 5:00, con le uniche eccezioni
consentite per i veicoli medici, di polizia e i mezzi di stampa.
● Finora il governo del Nicaragua (2 casi segnalati) non ha imposto alcuna restrizione o
politica di quarantena in risposta all’epidemia mondiale.

Vietnam (148 casi confermati)

Il governo vietnamita sta imponendo la quarantena in diverse aree con un’elevata casistica
di COVID-19.
A partire dal 22 marzo, il Paese ha imposto restrizioni in entrata e uscita per i passeggeri.
Nessuna limitazione è prevista per le merci.
Tutti i principali porti, aeroporti e corridoi terrestri sono aperti e funzionano normalmente.
Non ci sono notizie di congestioni portuali o ritardi nella fornitura di carburanti né nella
consegna di merci.

 

India (649 casi segnalati)

Il governo indiano ha annunciato l’attuazione di un coprifuoco pubblico dalle 7:00 alle 21:00
a partire dal 22 marzo fino al 15 aprile. La misura punta ad attuare un blocco totale del
paese, con la chiusura di tutte le attività non ritenute essenziali. Rientrano nelle attività
soggette a restrizione: tutti i servizi di trasporto pubblico incluso autobus, taxi e treni; tutti i
negozi non essenziali, gli uffici e i siti produttivi; tutti i cantieri ed i siti di lavori pubblici. Sono
inoltre sospesi tutti i voli nazionali. La popolazione ha l’obbligo di rimanere in casa e di uscire
solo per esigenze di comprovata necessità, limitando gli spostamenti alle vicinanze del luogo
di residenza e seguendo le linee guida in merito alla distanza interpersonale.
Il Ministero degli Affari Interni ha emesso una circolare in cui ha imposto il blocco totale degli
ingressi nel Paese. Le navi commerciali sono esentate dalla circolare, ma l’equipaggio ed i
mezzi dovranno comunque essere sottoposti ad uno screening per il COVID-19 che causerà
possibili ritardi.
Molte delle autorità portuali del Paese stanno emanando comunicazioni in merito ad una
‘causa di forza maggiore’ che sarà causa di ritardi operativi.
Indonesia (893 casi segnalati)
Il governo indonesiano ha emanato una direttiva in cui stabilisce che tutte le navi provenienti
da un Paese estero saranno sottoposte ad un’ispezione da parte di un ufficiale di
quarantena all’ancoraggio. Durante il controllo, nessuno potrà salire o scendere dalla nave,
né potranno essere svolte attività di carico e scarico. Si prevede che tale procedura avrà una
durata non inferiore a 2-3 ore, causando possibili ritardi nelle operazioni portuali.
Tutti i principali porti, aeroporti e corridoi terrestri sono aperti e funzionano normalmente.
Non ci sono notizie di congestioni portuali o ritardi nella fornitura di carburanti né nella
consegna di merci.

Africa orientale

Mentre il COVID-19 si diffonde nell’area, le autorità sanitarie nazionali hanno intensificato le
misure di prevenzione. Finora sono stati confermati pochi casi, ma le misure in atto sono la
prova che tali paesi conoscono già le conseguenze sociali ed economiche delle malattie con
potenziale epidemico – provenienti dalle esperienze con il virus Ebola (EVD, Ebola Virus
Disease), la febbre gialla, il morbillo e la febbre emorragica Congo-Crimea (CCHF,
Crimean-Congo Hemorrhagic Fever).
● Il governo dell’Uganda (14 casi segnalati) ha vietato i Boda Boda (taxi a due ruote) e
i Mutatu (taxi collettivi) per 14 giorni, bloccando in sostanza l’intero sistema di
trasporto pubblico che viene utilizzato dalla maggior parte della popolazione per
andare al lavoro, e ha limitato a tre il numero di persone ammesse al trasporto di
veicoli privati.
Nessun individuo è autorizzato ad entrare o uscire dal paese per via aerea, terrestre
o portuale. Le merci non sono soggette a tale restrizione, ma il trasporto sul territorio
nazionale deve seguire le rigide procedure del Ministero della Salute.
● L’ultimo paziente Ebola è stato dimesso da un centro di trattamento nella Repubblica
Democratica del Congo (RDC, 51 casi segnalati) il 3 marzo. Dal 10 marzo, il paese

ha registrato 45 casi di COVID-19. Con una mossa tempestiva, il governo ha imposto
un blocco totale di 48 ore. A partire dal 20 marzo e fino al 3 aprile,inoltre, ha sospeso
tutti i voli internazionali. La limitazione non si applica ai voli cargo e alle navi.
● Il Governo dell’Etiopia (12 casi segnalati) ha annunciato la chiusura di tutti i valichi di
frontiera terrestri a partire dal 23 marzo. La limitazione non si applica ai beni ed alle
merci in entrata nel paese. Alcuni stati regionali hanno annunciato autonomamente lo
stato di emergenza sanitaria, imponendo limitazioni alla libera circolazione delle
persone e lo svolgimento delle attività sociali.
● Il governo del Kenya (25 casi segnalati) ha istituito un coprifuoco indefinito a partire
dal 27 marzo e in vigore tutti i giorni dalle 19:00 alle 5:00. Tutti i voli internazionali in
entrata e in uscita dal paese sono sospesi. Il porto di Mombasa, il principale
nell’Africa orientale, ha implementato alcune misure minime necessarie per quanto
riguarda le operazioni in loco. L’autorità portuale del Kenya (KPA) ha assicurato che
nessuna nave sarà bloccata fuori dal porto a causa del COVID-19, ma che sarà
imposto un rigoroso meccanismo di sorveglianza per garantire la protezione dello
scalo portuale. È stata segnalata una disponibilità limitata di container marittimi.

fonte interkom