Nasce in Italia la spugna fatta con i fondi del caffè per disinquinare il mare
E’ un’idea tutta italiana. Ed è fatta con i fondi del caffè, dunque economica, sostenibile e amica dell’ambiente. E’ una “spugna” naturale ma anche tecnologica nell’uso che se ne fa: è in grado di disinquinare l’acqua in cui viene immersa intercettando e assorbendo i metalli pesanti, come piombo e mercurio.
Una possibilità offerta da quelle che si chiamano nanotecnologie governate dal gruppo di Smart Materials e nanochimica dell’Iit, l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, una fondazione finanziata dallo Stato – 96 milioni di euro nel 2015 – per lo svolgimento di attività di ricerca scientifica di interesse generale, per fini di sviluppo tecnologico.
Quasi 1500 dipendenti, di cui l’85 per cento ricercatori, l’Istituto ha presentato sulla rivista della Società Americana di Chimica Acs Sustainable Chemistry & Engineering il clamoroso risultato del suo lavoro e, in particolare, della fisica greca Despina Fragouli, una ricercatrice specializzata in Smart Material, i cosiddetti materiali intelligenti.
I primi test indicano che la spugna, fatta con gli scarti del caffè, riesce ad assorbire il 99 per cento degli inquinanti quando viene lasciata in acqua per di 30 ore, se invece l’acqua fluisce attraverso la spugna i metalli catturati sono il 65 per cento.
Sebbene sia costituita per la maggior parte da qualcosa di molto familiare, come il caffè, la spugna è in realtà un nuovo materiale: un materiale poroso chiamato schiuma polimerica e composto per il 60 per cento di polvere di scarti di caffè, un materiale facilmente reperibile e disponibile in tutto il mondo in milioni di tonnellate e per il 40 per cento di un materiale elastico a base di silicone. I ricercatori hanno unito la polvere di vecchi fondi di caffè essiccati in una miscela con silicone e zucchero. Lo zucchero ha una funzione particolare: una volta che la miscela si è solidificata viene immersa in acqua per sciogliere lo zucchero che, dissolvendosi, lascia, al suo posto, fori nella struttura complessiva, creando la spugna-filtro finale.
Il risultato è, appunto la spugna di caffè e silicone, un materiale amico dell’ambiente e anche molto resistente, tanto da non essere alterato da altri possibili elementi presenti nelle acque.
fonte: secoloditalia.it